Ogni tanto la radio scatena un'ondata di ricordi, e di ricette ad essi associati.
La canzone la metto nella playlist, la ricetta la scrivo qui.
Il ricordo è un campeggio di tanti anni fa, giovani come l'acqua, ancora con la voglia di fare qualcosa di bello e di grande, il mare della Toscana, gli amici, la tenda solo per noi due.
Tutto bellissimo, sarebbe semplicemente bastato fermare il tempo.
Invece son qui a rotolarmi nella nostalgia. Ch'aggia a dì........
Incollo una citazione, qui ci sta a pennello:
"cosa diventò, cosa diventò
quella voglia che non c'è più....
cosa diventò, cosa diventò
e come mai non ricordi più....."
La ricetta è nel mio libro, per i fortunati che ce l'hanno (che poi non è un libro ma è solo una raccolta di ricette stampate col computer). Per gli altri è qui, e stamattina mi piaceva metterla nel blog, anche se è una ricettina senza nessuna pretesa ma con tanto, tanto sapore.
Praticamente devi preparare questo sugo freddo la mattina alle nove. Poi si va tutti al mare e all’una, al ritorno resta solo da cuocere la pasta.
Metti nella boulle un po’ di olio buono, 4 o 5 spicchi d’aglio schiacciati (a seconda di quanto vuoi che sia "ruspante" il piatto!), tanto bel basilico e tanti bei pomodori pendini, o San Marzano che dir si voglia, sugosi e poco acquosi, dovresti tagliarli a metà per il lungo e schiacciarli con le mani, cosa molto piacevole. Lasci tutto al sole, per quelle tre ore che sei in spiaggia, coperto dalla retina per le mosche, ovviamente.
Ci sbatti i tuoi spaghi e la tua vita si illuminerà, specie se ci metti anche tanto pecorino...
Un blog fatto a uso e consumo degli amici, vecchi e nuovi, per trascinarli in questa grande passione, e perché "invitare qualcuno a mangiare da te significa incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che sta sotto il tuo tetto", e anche perché "cucinare per le persone alle quali si vuole bene significa impegnare del tempo pensando ai loro gusti, alla loro crescita e al loro benessere".
Andiamo a incominciare
Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
giovedì 23 settembre 2010
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io di spaghetti cucinati in campeggio con te ne so qualcosa e anch'io ne ho nostalgia....
RispondiEliminaPer fortuna ancora riesco a ritagliarmi dei momenti di puro piacere con il mio mitico maritino, che è sempre una buona forchetta e apprezza molto la convivialità.
Vedo che ti sta prendendo la mano il blog e ne sono contenta (ma non sorpresa).
Ho fatto leggere il tuo libro alla mia amica blogger che è venuta qui a trascorrere qualche giorno e abbiamo riso come pazze, soprattutto per il 'dado marca cesso'.
A presto Eugenio.
E' un piacere leggerti.
Grazie, grazie! Troppi complimenti! Finirà che mi monto la testa.
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