Tutto è cominciato dalla lettura di una ricetta sul blog di Viviana,
http://cosatipreparopercena.blogspot.com/2010/09/risotto-alluva-fragola-e-porcini.html,
che devi andarti a leggere perchè è una bella ricetta e un bel blog. Grazie, Viviana.
Ci ho pensato tutto il giorno e ho deciso che stasera l'avrei fatto, anche se non avevo l'uva fragola ma uno splendido grappolo di uva Arneis, datomi dalla mia ultima fan e fornitrice di cose "giuste", Paola, che anche qui ringrazio.
Dopo l'attività del pomeriggio, sempre più fuso (son due giorni che ho mal di testa!), esco e torno a casa, passando dall'ortofrutta per due o tre porcini come si deve. Solo davanti alla saracinesca chiusa ricordo che il mercoldì pomeriggio gli alimentari a Genova sono chiusi. Attimo di panico....ma devo farmi animo.
Ho promesso a mia moglie un risottino, anche se non le avevo detto con cosa, stasera lei viene tardi.
Faccio girare a più non posso quei dodici neuroni residui.....l'uva la voglio usare comunque, e poi? prendo due pere Williams al supermercato sotto casa, la frutta meno triste che ha.
Arrivato a casa mi metto in ginocchio davanti al frigorifero, non perchè lo adori ma perchè la roba si deve cercare in basso. Ho le bietole, sempre della Paola, belle, me le sono pulite iersera, con le coste levate.
Piano piano si fa strada un'ideuzza, una mescolanza "ardita", un accostamento ignoto.
Vabbè, ce provo. Vorra dire che me la giocherò fifty fifty; come dice un personaggio di un libro che ho letto molto di recente le decisioni si prendono in un attimo e si pagano tutta la vita.
Aggiungo io: anche a tavola, se però ti va bene hai creato qualcosa.
Allora incomincio: la solita cipolla con il solito fuoco bassissimo, a candela, appunto.
Incomincio a saltare le bietoline in padella, con poco olio e uno spicchio d'aglio tagliato a metà, il tempo giusto per fargli evaporare l'acqua e farle incomiciare ad appassire. Via nel piatto.
Faccio una pera a fettine sottili, soffriggo anche lei (!), nello stesso olio delle bietole, un pelo di più, le williams sono dure. Via anche loro, in un altro piatto.
Mi sgrano l'uva e una ventina di spicchi me li schiaccio delicatamente (apprezza l'ossimoro cara amica/o) con il pestello di legno. Dovrei avere anche la pazienza di levare i semini ma è tardi.
Dieci acini e due fettine di pera me li tengo da parte per il decoro.
Mi preparo il brodo nel microonde (è tardi!) con quel dado vegetale che ho un po' vergogna di dire, lo compero in scatole da kilo ma secondo me è il migliore.
Squilla il telefono, sta venendo a casa.
Un cubetto di burro nella pentola, due etti di riso, e si parte!
Tostato il riso butto il vino, faccio evaporare l'alcool e unisco le cipolle, che non potranno più bruciare. Due attimi di insaporimento e poi via col brodo.
Facciamo i minuti che è tutto più semplice, a partire dal brodo.
A dieci minuti aggiungo le pere, a dodici le bietoline, a quattordici l'uva, a sedici spengo.
Un altro cubetto di burro. Aspetto cinque minuti, tanto si fredda.
Il formaggio non l'ho messo.
Ecco la foto:
Mi devo adesso commentare da solo, cosa non semplice perchè la ricetta è diventata figlia, e come tutti sanno i figli so' piezz'e core.
Quindi non mi voglio dare il voto (che me lo dia qualche lettore che ci ha provato!): debbo però dire che i tre sapori sono rimasti ben riconoscibili e male insieme non stavano.
Quindi ti auguro come al solito, questa volta in inglese: enjoy your meal!!
Un blog fatto a uso e consumo degli amici, vecchi e nuovi, per trascinarli in questa grande passione, e perché "invitare qualcuno a mangiare da te significa incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che sta sotto il tuo tetto", e anche perché "cucinare per le persone alle quali si vuole bene significa impegnare del tempo pensando ai loro gusti, alla loro crescita e al loro benessere".
Andiamo a incominciare
Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
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