La ricetta mi è stata gentilmente regalata dall'amico Enrico, che, dato che ha scritto questa ricetta, devesi considerare cuoco del tutto raffinato.
Non solo, anche la prosa non sfigurerebbe vicino ad Artusi.
Motivo per cui la ricetta è virgolettata.
"Ho acquistato le coscette di coniglio. peso 1KG, lavate asciugate ed infarinate.
Ho fatto un trito con la mezzaluna (perchè si riesce a fare non troppo fine visto che il lacrimare ti obbliga a smettere velocemente) con 1 cipolla media (o metà di una grossa) prezzemolo, sedano e rosmarino.
In una capiente casseruola, con olio e.v. di oliva, ho aggiunto al trito 1 spicchio di aglio intero, schiacciato quanto basta, facendo soffriggere il tutto. Poi ho aggiunto il coniglio e l'ho fatto ben rosolare. A parte ho preparato (alla veloce) del brodo di dado di verdura. Quando il coniglio ha provato ad attaccarsi al fondo della casseruola ho, con moderazione, aggiunto il brodo , fregandolo!
Quando il coniglio è apparso a media rosolatura, ho aggiunto un bicchiere di vino (ho fatto mezzo bianco e mezzo rosso, perché secondo me il rosso aggiunge più gusto e se necessario compensa il gusto di selvatico che, un buon coniglio dovrebbe avere) facendo poi evaporare a fiamma sostenuta.
Mantenendo l'intingolo di cottura alla giusta densità, non liquido, dopo circa 30/35 minuti ho aggiunto un bel pugno di pinoli ( dicono che quelli di Pisa, rispetto ai cinesi, hanno più gusto e sono di formato più grosso.. io li ho comprati alla coop e puoi ben immaginare la faccia della commessa quando le ho chiesto in quale punto della confezione bisognava leggere la zona di raccolta) e circa 150 grammi di olive nostraline (anche queste comprate alla coop ma vista la faccia fatta in precedenza dalla commessa, mi son ben guardato da chiedere se erano levantine o ponentine).
E qui arriva il tocco dello chef! in assenza di Giovanna e Chiara che avrebbero potuto interferire, relegando il piatto da masterpiece a untouchable, ho aggiunto 2 pizzichi di sale fino, pepe nero macinato al momento, 1 pizzico di zucchero bianco (visto le erbe del soffritto ho evitato quello di canna) e 5 cucchiaini da caffè (5 erano le zampette di roditore) di aceto balsamico di Modena (questo non l'ho acquistato io per cui non ho potuto interpellare nessun commesso e perciò non mi prendo responsabilità circa la DOP). Il tutto ha cotto in casseruola con coperchio (avendo già rosolato a fiamma viva in precedenza il vapore di cottura ha contribuito a mantenere morbida la carne) per circa 100/105 minuti.
Buon appetito”
Cosa aggiungere?
Soltanto la foto di quando l'ho fatto io.
Un blog fatto a uso e consumo degli amici, vecchi e nuovi, per trascinarli in questa grande passione, e perché "invitare qualcuno a mangiare da te significa incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che sta sotto il tuo tetto", e anche perché "cucinare per le persone alle quali si vuole bene significa impegnare del tempo pensando ai loro gusti, alla loro crescita e al loro benessere".
Andiamo a incominciare
Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
lunedì 6 settembre 2010
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