Ecco la ricetta della pasta alla Norma, anche lei storica e più volte fatta con grande soddisfazione. L'ho mutuata da uno dei miei libri che consiglio a tutti i miei lettori, la "Grande enciclopedia della gastronomia" di Marco Guarnaschelli Gotti, ed. Mondadori doc.
La storia del nome, vera o falsa che sia, te le risparmio.
Per quattro commensali preparerai una salsa con 700 g (peso lordo) di pomodori da salsa maturi, uno spicchio d'aglio, sei foglie di basilico: cuoci a fuoco basso per 30 minuti e poi passa la salsa al passaverdura e la rimetti a fuoco bassissimo (nota di euge: io il basilico non lo faccio cuocere mezzora, lo metto gli ultimi 5 minuti, ma è un'idea mia).
Taglia a fettine sottili per il lungo tre melanzane non grosse, quelle"a pera".
Quando bolle l'acqua della pasta inizia a far friggere le melenzane e metti in pentola 400 g di spaghetti, penne o cavatelli, o la pasta fresca che ti sei fatta/o la domenica mattina.
Grattuggia 120 g di ricotta salata in due mucchietti.
Scola la pasta, versala direttamente nei piatti individuali che dovranno così essere guarniti: un po' di ricotta grattugiata, sopra la salsa di pomodoro, sopra le melenzane appena fritte con un po' (?) del loro olio, guarnisci infine con foglioline di basilico e ancora un po' di ricotta salata.
Bon appetit!
Un blog fatto a uso e consumo degli amici, vecchi e nuovi, per trascinarli in questa grande passione, e perché "invitare qualcuno a mangiare da te significa incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che sta sotto il tuo tetto", e anche perché "cucinare per le persone alle quali si vuole bene significa impegnare del tempo pensando ai loro gusti, alla loro crescita e al loro benessere".
Andiamo a incominciare
Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
domenica 24 ottobre 2010
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ciao Euge!!!, la pasta alla Norma, un classico che io adoro e faccio molto spesso...il basilico, hai ragione, va messo solo alla fine, non bisogna cuocerlo mai in nessuna preparazione, sempre crudo, è come il prezzemolo, crudi sono buoni e fanno bene, cotti...no!!! è strepitosa...buona settimana!!!!!!!!!!
RispondiEliminaciao, mi trovi completamente d'accordo:gli odori non li cuocio mai, soperò che alcuni,anche cuochi fanno un po' (meno) cotti e un po' (di più) allafine.
RispondiEliminaCiao!