Anche un secondo pubblico stasera, non dico proprio per il pranzo del 25 dicembre ma per una qualche serata vicina.
Faccio un copia-incolla dal mio ricettario, la ricetta l'ho scritta nel 2002 ma la prosa mi piace ancora.
Per quegli ostinati dieci che continuano a frequentare il Tuo desco questo secondo potrebbe essere una buona idea per un sabato invernale in amicizia e in allegria.
Ricorda che la pentola, preferibile di coccio, deve essere bella grossa.
La carne, rigorosamente di bovino adulto dovrebbe essere un taglio poco costoso (spalla ad es.) perché ce ne vuole un paio di chili, che taglierai a cubetti con idoneo coltello. Un chilo invece di cipolle bianche. Il grasso (a tua scelta: strutto o burro o olio) circa 120g. Paprica dolce g.30 e comino g. 3 (mi raccomando il comino!!!). Farina g. 30. Mazzetto aromatico con rosmarino, timo e maggiorana, due spicchi d’aglio, i soliti filetti di pomodoro fresco (preparari con amore) g. 200 e 300 cc di brodo vegetale, quello "buono".
Affetti la cipolla e la fai imbiondire, e dopo due minuti metti la paprica e l’aglio schiacciato, poi aggiungi la carne e il mazzetto aromatico e fai stufare coperta per un quarto d’ora, mescolando sovente. Poi spolveri il tutto con la farina, sali, aggiungi il comino e un po’ di brodo. Copri e lasci crogiolare per 2 ore o più a seconda di ciò che ti ha ammannito il macellaio, mescolando di tanto in tanto e aggiungendo un po’ di brodo al bisogno. Quando la carne è quasi a tiro unisci un mestolo di brodo, il pomodoro e un pizzico di pepe e la fai andare ancora un quarto d’ora.
Se li trovi prima di servire levi l’aglio e il mazzetto aromatico, se no qualcuno se lo troverà nel piatto e se lo ficcherà ingordamente in bocca.
Commenti: questo è più un gulasch friulano che ungherese. La cottura, che è una rosolatura, necessita del brodo solo per non far attaccare il tutto alla pentola, ed è per questo che il pomodoro deve essere aggiunto alla fine.
Se vuoi provare puoi farlo in forno che forse attacca meno.
Un blog fatto a uso e consumo degli amici, vecchi e nuovi, per trascinarli in questa grande passione, e perché "invitare qualcuno a mangiare da te significa incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che sta sotto il tuo tetto", e anche perché "cucinare per le persone alle quali si vuole bene significa impegnare del tempo pensando ai loro gusti, alla loro crescita e al loro benessere".
Andiamo a incominciare
Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
lunedì 13 dicembre 2010
Ricette per le feste 3 - il goulash
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