Un altro risotto con la frutta! Ma ce n'era proprio bisogno?
Secondo me sì, mangiare un risotto non salato è un'esperienza piacevolissima, e il riso si sposa bene con queste cose, pensa a metterle insieme agli spaghetti!
Comunque il risottino di domenica era così:
un mango, un ananas, un lime, un po' di timo. Tre scalogni. Brodo vegetale, riso Carnaroli, un po' di burro. Un filo di whisky, ho usato un single malt, per i pignoli.
Del lime ho usato solo la buccia, fatta a striscioline, che ha quell'incredibile odore in cui farei il bagno. Chiedo ai miei affezionati lettori se conoscono un qualche profumo maschile al lime.
Il mango e l'ananas (non tutto, un terzo circa) li ho fatti a cubetti e li ho fatti saltare in padella con un pochino di burro, e poi ho aggiunto il whisky e l'ho fatto evaporare.
Intanto gli scalogni soffriggevano dolcemente, con una fiamma del tutto simile a una candela.
I tre etti e mezzo di riso, questa volta cotti nella padella grossa di rame (ma perchè mi andava così) hanno tostato bene nel burro, hanno ricevuto (fuori fuoco) il vino bianco caldo e poi lo scalogno, ma solo un attimo, dopodichè il brodo èincominciato a colare dolcemente per portare il riso a cottura. Le stiscioline di lime si sono tuffate quasi subito. Più o meno a metà cottura il mango e l'ananas. E il timo
Questo risottino posso ben dire di averlo inventato io, e ne ho grande soddisfazione.
Bon appetit!
Un blog fatto a uso e consumo degli amici, vecchi e nuovi, per trascinarli in questa grande passione, e perché "invitare qualcuno a mangiare da te significa incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che sta sotto il tuo tetto", e anche perché "cucinare per le persone alle quali si vuole bene significa impegnare del tempo pensando ai loro gusti, alla loro crescita e al loro benessere".
Andiamo a incominciare
Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
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