Andiamo a incominciare

Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.

martedì 28 giugno 2011

Perchè euge cucina?

Forse non ho ancora scritto perché mi piace tanto cucinare. Bisogna tornare un po' indietro nel tempo. Questo è l'incipit del mio ricettario cartaceo, e adesso, che il ricettario è stato sostituito dal blog, è giunto il momento di ricopiarlo.

"Come ho già detto io esercito la medicina, ma non ho mai detto che sono specialista in una branca del tutto particolare: faccio il patologo, cioè studio le malattie, più che i malati, e cerco di dare loro il nome più preciso possibile. 
L'Anatomia Patologica ha uno strano rapporto con l'arte culinaria, almeno per me (che fra l’altro porto cromosomi paterni gastronomicamente orientati, anche se sempre da amateur).
Questo rapporto lo possiamo anche vedere nei tantissimi termini con cui i vecchi Patologi descrivevano gli organi malati, desumendoli dalla terminologia alimentare: quello che ricordo per primo, chissà perché, è la milza cosiddetta a salsiccia di contadino, ma ce ne sono tantissimi, la colecisti "a fragola", il cuore "prosciutto", il fegato "noce moscata" .
Credo poi che il fascino che esercita la dissezione cadaverica (ahimè operazione oggigiorno quanto mai negletta) che attraverso l'esame dei singoli organi ricostruisce la storia di quella malattia cronica che è la vita dell'uomo, sia molto affine al fascino di chi, in cucina, da solo, attraverso le sue mani, i suoi attrezzi e i suoi ingredienti, prova a ricomporre tutto ciò in una cosa nuova, che raccolga ed esalti i singoli sapori.
Fra l’altro il coltello è molto utile in entrambe le attività    ;-)
Se poi siete ancora increduli ecco due foto che hanno parecchi aspetti in comune:











Brillat Savarin diceva: «Invitare qualcuno è lo stesso che incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che dimora sotto il vostro tetto ». [E infatti è questo il leit motiv del mio blog].
E' proprio questo lo spirito con cui vi regalo il ricettario, parziale ma speriamo suscettibile di continue aggiunte, che contiene rigorosamente solo piatti che nella mia carriera di patologo-cuoco-amateur ho cucinato e somministrato, proprio perché chi non li ha assaggiati tutti (e che, non sono mica una trattoria!) abbia l’occasione per incominciare a fare qualche timido tentativo, come ho fatto io, qualche anno fa [parecchi, veramente].
Le ricette che ho scelto rispecchiano esclusivamente gusti, emozioni, sentimenti del momento in cui ho deciso di cucinarle. Sono in un certo senso mie figlie e in esse mi rispecchio.
L'augurio è quindi quello di ricordarmi quando, in un momento di buonumore (o di noia), vi venga la voglia di cimentarvi con questo terribile divertimento.
Di difficile non c’è nulla, anche se ci sono ricette francamente complicate".

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