I tournedos sono quei tondini del filetto del bovino adulto che si ricavano dalla estremità inferiore, prima dei filetti mignon. Dovrebbero pesare circa mezz'etto ciascuno, tre per una porzione. Poi dal macellaio te li danno alti 3-4 centimetri, che un etto e mezzo lo fanno da soli.
Bisognerebbe legarli con uno spago lungo il bordo esterno, così da mantenerli in forma durante la cottura. Poi lo levi prima di portarli in tavola.
Tante sono le ricette con i tournedos ma questa a me fa sballare.
Per sei umani: sei tournedos, sei crostoni di pane fritti nel burro, 4 etti di melenzane, mezzo kilo di pomodori, un etto di olive, Gaeta of course.
Melenzane e pomodori si fanno a pezzetti e si cuociono alla provenzale (=funghetto) assieme alle olive, che avrai snocciolato una ad una, perchè vuoi bene a chi si siede a tavola con te.
I tournedos si possono cuocere in burro, olio o tutti e due, ma io non sono di questa idea, hanno diversi punti di fumo.
Quando saranno pronti, saltati in padella "a gran fuoco" per pochi minuti, si mettono in un piatto di portata ben caldo che aspettava con i crostoni, i tournedos li appoggi sopra e circondi tutto con le melenzane, i pomodori e le olive.
Dài che non è difficile!
Eccolo:
Dimenticavo: uno spruzzo di prezzemolo tagliato al coltello sul momento non può fargli male.
Un blog fatto a uso e consumo degli amici, vecchi e nuovi, per trascinarli in questa grande passione, e perché "invitare qualcuno a mangiare da te significa incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che sta sotto il tuo tetto", e anche perché "cucinare per le persone alle quali si vuole bene significa impegnare del tempo pensando ai loro gusti, alla loro crescita e al loro benessere".
Andiamo a incominciare
Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
giovedì 27 gennaio 2011
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