Trascrivo e ricopio una ricetta che quasi un anno fa avevo pubblicato su Facebook, quando ancora non avevo il "mio" blog. Rileggendola per caso oggi l'ho reimmaginata carina, e domani la farò.
Eccola, virgolettata.
"Come è noto, la domenica, ultimamente tutte le domeniche, devo cucinare, prescindendo dalla voglia o dal divertimento. Non voglio dire che preferirei lavorare ma dover fare qualcosa non scelto da me non è proprio il massimo.
Il riso si presta meglio di altro a questo stato d'animo per cui anche oggi, cara/o amica/o di fb, ti troverai il risottino.
Non ha fatto la spesa per il risotto e ho dovuto “saccheggiare” il frigorifero: come chi ha il mio libro già saprà, la cucina “di ricupero” è uno dei miei pallini.
Non ci sono le dosi, non ce n'è bisogno.
Intanto si parte con la cipolla, affettata e messa ad ammorbidire nel giusto burro, per conto proprio, con calma, ma con la coda dell'occhio sempre vigile.
Dal freezer è saltato fuori un sacchetto di funghi secchi: a mollo in acqua tiepida.
Parte anche il brodo, su un altro fornello, con il miglior dado che ho trovato in casa.
Il burro in padella e si parte a tostare il riso. Un attimo prima che sia a tiro ci rovescio le cipolle, e aspetto un altro attimo, dopodiché parte la cottura con il brodo.
Si ha un paio di minuti per ulteriori ricerche.
Saltano fuori dal frigo le croste del parmigiano: ce le metto? Si, male non faranno. Ancora qualche mestolo di brodo.
Perché non dare un po' di colore? Un cucchiaio di concentrato di pomodoro non può certo rovinare tutto.
C'è della bresaola: 50 grammi a striscioline, la posso mettere subito.
Giunto verso la fine, diciamo 15 minuti di cottura, ci butto i funghi strizzati.
A sedici minuti spengo.
Mantecatura burro e formaggio.
A 18 minuti porto in tavola.
Non voglio e non devo farmi i complimenti, però non ne è avanzato.
Per ultimo: ci stava bene secondo me qualche fogliolina di erba salvia.
Bon appetit!"
Un blog fatto a uso e consumo degli amici, vecchi e nuovi, per trascinarli in questa grande passione, e perché "invitare qualcuno a mangiare da te significa incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che sta sotto il tuo tetto", e anche perché "cucinare per le persone alle quali si vuole bene significa impegnare del tempo pensando ai loro gusti, alla loro crescita e al loro benessere".
Andiamo a incominciare
Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
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bellissimo risotto, complimenti....
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