La scuola dei flan che ho fatto da Fabio Fauraz continua a produrre effetti di grande soddisfazione, non solo la mia.....
Ho comperato quattro bei mazzi di borragini, erbetta splendida e saporitissima. Mi piace, per chi non la conoscesse, mettere qui un link a un sito di Leontini, in Sicilia: http://www.lentinionline.it/erbe/borragine.htm
Dopo una sommaria rimozione degli steli più grossi le ho messe nel cestello e le ho cotte al vapore. Dopo averle strizzate erano solo due etti e 40 grammi! Attimo di panico: non bastano. Allora, anche per un motivo cromatico, mi sono comperato un bel pezzo di zucca.
La zucca (quella francese, me la hanno garantita più morbida di quella mantovana) l'ho fatta a cubetti, rosolata con la cipolla e portata a cottura con un po' di acqua, incoperchiata, circa un quarto d'ora.
Dopo frullata me ne è venuta sul mezzo chilo. La regola aurea è sempre la stessa: per un etto di purea di verdure 50 g di panna e un uovo. Alla passata di zucca un pochino di parmigiano gratuggiato l'ho aggiunto, mi sembrava veramente un po' troppo liquida.
La mia ciambella l'ho imburrata bene e, memore di passate recenti esperienze, l'ho anche rivestita internamente di pellicola trasparente.
Prima ho messo la passata di borragine e poi ho messo quella di zucca.
Una ciambella dentro l'altra, e l'altra piena di acqua quasi bollente. In forno a 150 °C per una mezzoretta.
Eccolo, fotografato al buio sul terrazzo, messo a raffreddare
Lo sformatino è stato accompagnato da una salsina al gorgonzola (gorgonzola sciolto in un po' di latte, sul fuoco), di cui nessuno si è lamentato.
Un blog fatto a uso e consumo degli amici, vecchi e nuovi, per trascinarli in questa grande passione, e perché "invitare qualcuno a mangiare da te significa incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che sta sotto il tuo tetto", e anche perché "cucinare per le persone alle quali si vuole bene significa impegnare del tempo pensando ai loro gusti, alla loro crescita e al loro benessere".
Andiamo a incominciare
Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
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