Posto una ricettina, magari non molto originale ma se fatta con ingredienti di eccellenza splendida.
Proviene dal mio libro e l'ho scritta nell'ormai lontano 2003: ieri me l'ha ricordata il mio amico Maurizio, a cui piace anche la mia prosa.
E quindi la metto qui, senza cambiare una virgola.
"(Cena calabrese, aprile 2003)
I bucatini per quattro persone: c’è chi ne mette 200 grammi c’è chi ne mette 600. Non sto io a dire quanti. Due grossi peperoni di colore diverso.
300 g di pomodori scottati e sbucciati e aperti per eliminare l’acqua e i semi (quindi ce ne vorrà a occhio 750g). - Chi ci mette i pelati è meglio che lasci perdere e vada in trattoria -.
100 g di guanciale - chi ci mette la pancetta è meglio che lasci perdere e vada in trattoria assieme a quello che usa i pelati -. Due spicchi d’aglio.
Foglie di basilico (di passaggio si noti che in Calabria non c’è il basilico profumato come quello di Prà ma c’è il basilico che sa di menta, quindi per non imbastardire la ricetta usarne proprio pochino). Olio, quello buono. Sale.
Si fa a cubetti il guanciale e si fanno a strisce i peperoni e gli si fa dare l’acqua.
Si mette in padella l’olio e l’aglio, poi, a imbionditura, il guanciale per farlo sciogliere un po’ e poi i peperoni e si cuociono una cinquina di minuti.
Poi si aggiungono i pomodori a pezzettini e proprio verso la fine il basilico.
La salsa è pronta, se vuoi ci puoi mettere un po’ di sardo."
Ecco quella che ho fatto stasera:
Un blog fatto a uso e consumo degli amici, vecchi e nuovi, per trascinarli in questa grande passione, e perché "invitare qualcuno a mangiare da te significa incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che sta sotto il tuo tetto", e anche perché "cucinare per le persone alle quali si vuole bene significa impegnare del tempo pensando ai loro gusti, alla loro crescita e al loro benessere".
Andiamo a incominciare
Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
venerdì 13 maggio 2011
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento