Continua la saga (forse dovrei dire "sagra") dei rotoli di sfoglia.
Questo è la mia ultima creazione e, a parte qualche piccolo particolare, è sempre un grande successo.
Mi sono trovato per ben due giorni a fare il cuoco in casa di grandi amici e ho voluto stupirli con le mie idee sulla cucina.
Santo Stefano d'Aveto è un comune ligure che confina con la provincia di Piacenza.
Ecco perché il mio nuovo rotolo porta dentro il sapore e il profumo di Liguria (formaggio Sanstè) vicino alla sontuosa pancetta coppata piacentina.
Da soli bastano e avanzano, per un panino spettacoloso, anche perché lì fanno un pane a dir poco splendido.
Nel rotolo volevo mettere qualcosa in più..... l'ananas è stato perfetto, una nota esotica che, come tutti sanno adora il maiale. Ho fatto i cubetti e li ho fatti caramellare in padella con un cucchiaio di zucchero di canna.
Certo la sfoglia non era la mia solita, neanche il forno, ma tutto è stato superato.
Eccolo:
Avrete tutti visto la riga nera..... pazienza
In settimana altre tre ricette:
1 - un risottino di mia invenzione
2a - pranzo etnico: il borsch
2b - pranzo etnico: i cevapcici
STAY TUNED, please
Un blog fatto a uso e consumo degli amici, vecchi e nuovi, per trascinarli in questa grande passione, e perché "invitare qualcuno a mangiare da te significa incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che sta sotto il tuo tetto", e anche perché "cucinare per le persone alle quali si vuole bene significa impegnare del tempo pensando ai loro gusti, alla loro crescita e al loro benessere".
Andiamo a incominciare
Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
domenica 12 agosto 2012
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