Ieri che li ho rifatti ho realizzato che, non ostante nella
mia “storica” raccolta stampata di ricette, che qualcuno avrà, siano presente
da più di dieci anni, nel blog non sono mai finiti.
Rimedio a questa dimenticanza, che è grave perché
l’amatriciana è un sugo “importante”, anche da un punto di vista scolastico, è
buonissimo e si presta a interessanti ricerchine che qui vi descrivo.
Il sugo all’amatriciana può definirsi un “saporitissimo
equivoco della cucina romana, perché le origini sono abruzzesi”, infatti
Amatrice fino al 1927 era in provincia dell’Aquila, e fino al 1860 faceva parte del Regno delle due Sicilie.
La ricetta che io ho sempre fatto è quella di Carnacina (che
poi è Veronelli), e mi ha sempre dato grandi soddisfazioni.
Per sei persone devi andarti a cercare con pazienza un etto
e mezzo di guanciale, che taglierai a striscioline e rosolerai nella saltiera
con poco poco olio evo. Quando è ben croccante lo riservi e, nel liquido dove
ha rosolato ci butti un peperoncino e una cipolla. Già Carnacina dice che è
facoltativa. Ho parlato con romani che mi hanno detto che la cipolla
assolutamente non ci va: ma, come ho scritto poc’anzi, la ricetta non è romana.
Anche nel libro di Kenedy la cipolla non è citata.
A questo proposito io sospendo il giudizio e non consiglio
niente, ma a me la cipolla, specie la Montoro, mia ultima scoperta, piace.
Secondo me è sbagliato rosolare, per la fretta, la cipolla a ssieme al guanciale: hanno diversi tempi e modi di cottura: se il guanciale lo vuoi croccante il fuoco deve essere al massimo, se la cipolla la vuoi bionda il fuoco deve essere dolce.
Quando l’eventuale cipolla è bionda allora butterai il
pomodoro. Anche qui devo citare testualmente Carnacina, con cui sono d’accordo:
“l’amatriciana deve essere con una salsa appena colorata di pomodoro e non al
pomodoro”, quindi lui dice di usare la polpa di “qualche pomodoro”, ma Allan
Bay, per 4 persone, usa sei etti di dadolata (concassè o pezzettoni del
commercio?), Pellaprat invece solo 250 grammi. Io, anni fa, ho usato, per
necessità, un tubetto di concentrato, e non mi è andata male. Il pomodoro
necessita di essere salato e, se conservato, eventualmente zuccherato.
A seconda di quanto pomodoro metti, e anche di come lo
prepari, la tua salsa cuocerà 10 o più minuti.
Nel frattempo hai cotto al dente la pasta, rigorosamente
bucatini o al massimo perciatelli.
Quindi nella saltiera con la cipolla e il pomodoro butterai: il guanciale, la pasta, uno o due mestoli
di acqua di cottura (bah, io no), due cucchiai di olio e un mare magno di
pecorino grattugiato. Se non hai voluto mettere il peperoncino questo potrebbe
essere il momento di spolverare di pepe nero.
E godi, semplicemente
E domani le orechiette con le cime di rapa, grande cucina regionale.
Nessun commento:
Posta un commento