Questa ricetta è presa dal libro “Merluzzo”, di Mark Kurlansky.
E' una zuppa di pesce che si fa nel peschereccio, quindi con ingredienti legati alla situazione: di pesce c'è ovviamente grande disponibilità, gli altri ingredienti bisogna che siano cose da avere in cambusa e quindi con particolari caratteristiche sia di stivaggio sia di lunga conservazione.
Io l'ho preparata seguendo fedelmente il libro però qui la ripropongo con alcune piccole variazioni.
Ingredienti per sei persone: un chilo e mezzo di merluzzo fresco o stoccafisso, un chilo di patate, mezzo chilo di cipolle bianche, due etti di lardo, mezzo litro di latte circa, sale, pepe, galletta del marinaio (introvabile) o surrogati, nel caso di specie granetti del Mulino Bianco non integrali (più agevolmente reperibili).
Nel peschereccio usano il merluzzo fresco: noi a casa possiamo anche usare stoccafisso bagnato, più saporito (perché sia più saporito non lo so ma io ho questa idea, forse perchè la reidratazione aggiunge comunque meno acqua).
Bisogna farlo a pezzettoni abbastanza grossi in modo che durante la cottura non si distruggano cosicché quando poi saranno nel piatto ci si possano levare le spine agevolmente. Le patate e le cipolle bisogna farle a fettine. Il lardo a fette non esageratamente sottili.
La pentola ci vorrà grossa grossa.
Incomincia mettendo metà del lardo in pentola e facendolo un po' soffriggere in modo che ceda un po' di unto. Lo levi e e metti i pezzettoni di pesce, poi uno strato di patate e di cipolle, un cucchiaio di sale e mezzo cucchiaino di pepe bianco, il restante lardo, uno strato ancora di pesce e quel che resta delle patate e cipolle.
Una volta fatto questo “sandwich” bisogna metterci il liquido, se si vuole che il tutto cuocia.
Io farei così: fai una miscela, nella caraffa graduata, di mezza acqua e mezzo latte e versi fino a giungere a pelo dell'ultimo strato.
Sarebbe tutto pronto: bisogna solo sapere quanto cuocere. Ragionandoci sopra si evince che il fattore limitante sono le patate, che cuociono in un tempo sicuramente più lungo del pesce. Per cui quando le patate sono pronte il piatto è finito.
Cinque minuti prima che le patate siano pronte ci metti in cima i granetti che si ammollano ma non si disfano.
Il lettore attento avrà notato che non ci sono odori.
La ricetta è di Daniel Webster, statista americano, che un giorno del 1839 pronunciò in Senato un lungo discorso sulle virtù del Chowder, concludendo che “un simile piatto, caldo e fumante, quando vi vien messo davanti dopo una lunga mattinata spesa in divertente attività fisica, farà in modo che non abbiate più a invidiare gli dei”.
E' quello che ti auguro anch'io, anche se penso che il giorno dopo, intiepidito, sia ancora meglio. (settembre 2005)
Un blog fatto a uso e consumo degli amici, vecchi e nuovi, per trascinarli in questa grande passione, e perché "invitare qualcuno a mangiare da te significa incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che sta sotto il tuo tetto", e anche perché "cucinare per le persone alle quali si vuole bene significa impegnare del tempo pensando ai loro gusti, alla loro crescita e al loro benessere".
Andiamo a incominciare
Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
domenica 17 aprile 2011
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