Mi sono accorto, con un certo stupore, che uno dei miei cavalli di battaglia, non è nel blog.
Rimedio subito perchè ne vale la pena. Non è una ricetta libresca, è un prodotto dell'esperienza.
Si tratta di affettare una cipolla, schiacciare uno spicchio d'aglio e di metterli in padella con un po' di olio evo, assieme, se lo desideri, a un peperoncino, che poi leverai.
Intanto che il soffritto procede ci butti dentro qualche acciughina sott'olio, un pugno di olive e uno di capperi. [nota bene: ultimamente ho comperato un vasetto di capperi veramente schifosi, nel senso che non sanno di un tubo. Mi verrebbe voglia di scrivere come si chiamano.....].
Un pizzico di erbe di Provenza non potrà che starci bene.
Quando ti sembra che si sia fatto un bell'amalgama ci butti dentro una buatta di pelati, semprechè tu cucini per 3 o 4, altrimenti due. Devi a questo punto inevitabilmente salare e far consumare la salsa.
Quando è pronta ti apri la scatoletta di tonno, o, se fossi un cuoco sopraffino (e ricco di tempo libero), usi quello che ti sei già preparato sott'olio, lo scoli e lo fai cuocere un minutino di orologio.
Spegni e spargi il prezzemolo, con larghezza.
Ci salti la pasta dentro, oggi ho finito gli strozzapreti di buona memoria.
Un blog fatto a uso e consumo degli amici, vecchi e nuovi, per trascinarli in questa grande passione, e perché "invitare qualcuno a mangiare da te significa incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che sta sotto il tuo tetto", e anche perché "cucinare per le persone alle quali si vuole bene significa impegnare del tempo pensando ai loro gusti, alla loro crescita e al loro benessere".
Andiamo a incominciare
Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
sabato 8 ottobre 2011
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