Ed eccoci all'ultimo piatto della serata, una ricetta storica della cucina italiana, scritta da Pellegrino Artusi.
Bisogna citarla fra virgolette, infammezzata però dalle note mie di lavorazione: "A me pare sia bene che il cignale da fare dolce-forte debba avere la sua
cotenna con un dito di grasso, perché il grasso di questo porco
selvatico, quando è cotto, resta duro, non nausea ed ha un sapore di
callo piacevolissimo [concordo al 100%].
Supposto che il pezzo sia di un chilogrammo all'incirca [tagliatelo a cubetti tipo spezzatino, 4 cm di lato], eccovi le proporzioni del condimento.
Fate un battuto con mezza cipolla, la metà di una grossa carota, due
costole di sedano bianco lunghe un palmo, un pizzico di prezzemolo e
grammi 30 di prosciutto grasso e magro. Tritatelo fine colla lunetta [non ce n'è bisogno] e
ponetelo in una cazzaruola con olio, sale e pepe sotto al cignale per
cuocerlo in pari tempo. Quando il pezzo ha preso colore da tutte le
parti, scolate buona parte dell'unto, spargetegli sopra un pizzico di
farina, [fatelo asciugare bene bene] e tiratelo a cottura con acqua calda versata di quando in
quando. Preparate intanto il dolce-forte in un bicchiere coi seguenti
ingredienti e gettatelo nella cazzaruola; ma prima passate il sugo [che vorrebbe dire: leva la carne, un pezzetto per volta e con santa pazienza, e frulla tutto il resto].
Uva passolina, grammi 40.
Cioccolata, grammi 30.
Pinoli, grammi 30.
Candito a pezzetti, grammi 20.
Zucchero, grammi 50.
Aceto quanto basta; ma di questo mettetene poco, perché avete tempo di
aggiungerlo dopo. Prima di portarlo in tavola fatelo bollire ancora onde
il condimento s'incorpori, anzi debbo dirvi che il dolce-forte viene
meglio se fatto un giorno per l'altro. Se lo amate più semplice
componete il dolce-forte di zucchero e aceto soltanto [tò chi si vede, il solito agrodolce....].
Nello stesso modo potete cucinare la lepre [se trovate chi ve la porta....].
Un blog fatto a uso e consumo degli amici, vecchi e nuovi, per trascinarli in questa grande passione, e perché "invitare qualcuno a mangiare da te significa incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che sta sotto il tuo tetto", e anche perché "cucinare per le persone alle quali si vuole bene significa impegnare del tempo pensando ai loro gusti, alla loro crescita e al loro benessere".
Andiamo a incominciare
Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
domenica 27 novembre 2011
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mm adoro il cinghiale
RispondiEliminaho anche io un blog http://saleecoccole.blogspot.com e se ti va aggiungiti ai miei sostenitori, io l ho gia' fatto da te
ho indetto un contest sul radicchio se ti va di partecipare con un ricettina
a presto
Federica - Saleecoccole