"Aggiustare" le ricette, cercando di farle riuscire sempre meglio, è un'attività interessante e utile. Oggi aggiustiamo la quiche, già qui raccontata.
La "riparazione" seguirà il mio libro scolastico di cucina, ecco perché la ricettina è per dieci crani, ma voi, accorti lettori, potete dimezzare tutto, tenendovi in frigo mezza briseè che nella vita non si sa mai.
A questo proposito la ricetta della briseè è molto più dettagliata, e dimezzata nelle quantità di farina e burro, anche. Riflessione di euge, dovuta all'esperienza di averla fatta sabato mattina: "se è sottile la metà cuoce meglio".
Bisogna anche un po' decidere come la si vuole: questa che vi dico è molto (forse troppo) sottile.
250g di farina 00, 125 di burro (la margarina no, mi rifiuto!), 6 g di sale e 7 di zucchero, un rosso d'uovo (e non un uovo intero), 50 cc di latte o acqua tiepida.
Anche l'appareil (che a dir il vero a me veniva sempre un po' "mollo") subisce modifiche interessanti: quattro uova invece che tre, il solito mezzo litro di latte (o panna a piacere, non delle arterie...) con sale pepe noce moscata e 25 grammi di parmigiano gratuggiato: buona idea.
Nella ricetta del libro di scuola manca la cipolla stufata: ma a questa io non so rinunciare!!
Utile invece è la quantificazione della guarnizione, anche se poi "più ne metti e più ne trovi": 400 g di bacon a striscioline e 200 di emmenthal (francese, dico io), per due torte, non dimenticate.
Questa è la mia quiche lorraine, chissà se Lotario II, bisnipote di Carlo Magno, se la faceva preparare, e se gliela portavano così bella.....
Un blog fatto a uso e consumo degli amici, vecchi e nuovi, per trascinarli in questa grande passione, e perché "invitare qualcuno a mangiare da te significa incaricarsi della sua felicità per tutto il tempo che sta sotto il tuo tetto", e anche perché "cucinare per le persone alle quali si vuole bene significa impegnare del tempo pensando ai loro gusti, alla loro crescita e al loro benessere".
Andiamo a incominciare
Basta fare un giro al mercato.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
Già gli occhi si riempiono di colori, colori di pomodori e peperoni, caldi, rossi e carnosi come certe labbra che si offrono senza vergogna, ma anche caldi come il giallo di pani appena sfornati, sotto la cui crosta si indovina una tenerezza nuova.
E la verdura? ci offre tutte le tonalità dei verdi, che raccontano sommessamente di prati e di orti, innaffiati da uomini tranquilli in maniche di camicia, durante silenziosi tramonti.
Come si fa a non amare il cibo? Semplice, basta non amare gli umani.
martedì 16 ottobre 2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento